Lo screening mammografico

Dati di attività dal 2019 al 2022

Nel 2022 sono state invitate 68.000 donne in più rispetto all’anno precedente (2% in più degli inviti); fra queste hanno effettuato la mammografia 99.000 donne in meno, registrando un calo nell’adesione grezza del 7% (dal 53.6% nel 2021 al 49.9% nel 2022) (Tabella 1).

L’adesione corretta, ottenuta escludendo dal denominatore gli inviti inesitati e le donne che si sono sottoposte a una mammografia negli ultimi 12 mesi, si assesta al 53%, riducendosi di 3,5 punti percentuali rispetto al 2021. Il 2021, anno successivo al lockdown, ha registrato una performance migliore rispetto al 2020, mentre nel 2022 evidentemente si assiste a un fenomeno di rimbalzo nella partecipazione che si manifesta anche per fascia di età (Figura 1).

Nel 2022, come negli anni precedenti, ogni 100 donne esaminate, 6,5 vengono chiamate a effettuare un supplemento di indagine, solitamente un approfondimento radiologico, un’ecografia, una visita clinica e più raramente un prelievo bioptico. Il numero di carcinomi diagnosticati allo screening è pari a 8.582 unità nel 2022 (contro 1.024 lesioni benigne), con un tasso di identificazione di 4,6 casi ogni 1.000 donne sottoposte a screening. Rispetto al 2019, anno pre-pandemico, dove si registrano un’adesione più elevata rispetto al 2022 e un tasso di richiamo per approfondimenti paragonabile, si rileva un lieve aumento del numero di carcinomi diagnosticati pari al 3.4%; infatti il tasso di identificazione passa dal 4,4‰ nel 2019 al 4.6‰ nel 2022. Il numero di carcinomi duttali in situ e di carcinomi invasivi ≤ 10 mm sono della stessa entità nel 2022 rispetto al 2019, nonostante oltre 100.000 mammografie in più siano state effettuate nel 2019 rispetto al 2022. Questo aumento dei tumori identificati rispetto al 2019 era già presente e più evidente nel 2020 e nel 2021.

Tabella 1. Dati nazionali di attività di screening mammografico. Periodo 2019-2022.


*Per “donne esaminate” si intendono quelle donne che a seguito di un invito hanno aderito e per le quali si è recuperato l’iter diagnostico/terapeutico complessivo.
§A partire dal 2020 vengono inseriti gli indicatori relativi allo stadio che si caratterizzano per una migliore  completezza e qualità del dato fornito dalle Regioni.

Figura 1. Adesione corretta all'invito per classi di età. Periodo 2019-2022.

La valutazione dei principali indicatori raccolti e il confronto con gli standard di riferimento italiani ed europei confermano complessivamente il buon andamento dell’attività italiana di screening mammografico (Tabella 2). Nel 2022 l’adesione grezza è alla soglia del livello accettabile del 50% (49,9%). Il rapporto tra diagnosi istologiche benigne e maligne nelle donne sottoposte a biopsia chirurgica o intervento è pienamente al di sotto della soglia raccomandata e tende a rimanere stabile nel tempo. Anche altri indicatori che valutano in modo più diretto la sensibilità del programma, come il tasso di identificazione dei tumori e quello dei carcinomi invasivi con diametro inferiore ai 10 mm, si dimostrano stabili nel tempo. Il trattamento chirurgico conservativo dei tumori con diametro inferiore ai 2 centimetri è per la prima volta al di sopra del limite di accettabilità (85%).

La quota di tumori con stadio II+ (Tabella 1) rientra nello standard raccomandato; si conferma in diminuzione la percentuale di casi con stadio ignoto, che si attesta quest’anno al 10,6%, valore lievemente superiore al valore massimo considerato accettabile (10%) per il calcolo dell’indicatore “Proporzione dei Carcinomi in Stadio II+”, ai fini dell’adempimento Lea; tale indicatore evidenzia tuttavia differenze rilevanti fra le regioni.

Tabella 2. Indicatori e standard di riferimento. Periodo 2019-2022.



Il periodo di tempo che intercorre tra la mammografia e il momento in cui è possibile riferire il referto negativo o, per i casi con dubbio diagnostico, il momento in cui si effettua una seduta di approfondimento o l’intervento chirurgico, sono indicatori fondamentali della qualità di un programma di screening. Come mostra la Tabella 3, un gran numero di programmi italiani continua a essere in difficoltà nel garantire nel tempo la buona qualità di questi indicatori e i valori permangono ben al di sotto del livello accettabile.

Dal 2020 si registra comunque un netto miglioramento della percentuale di donne a cui è stato inviato l’esito negativo entro 21 giorni dall’esecuzione della mammografia e della percentuale di approfondimenti effettuati entro 28 giorni dall’esecuzione della mammografia. Nel 2020 potevamo ipotizzare che questo fosse dovuto al minor carico di lavoro legato alla pandemia, ma per il 2021 e il 2022 entrambi gli indicatori si confermano ai livelli del 2020, nonostante l’aumento del carico di lavoro.

Tabella 3. Tempi di attesa. Periodo 2019-2022.

La Tabella 4 presenta i dati per macroaree geografiche: Nord, Centro, Sud e Isole. Il numero di inviti ha superato di gran lunga i livelli pre-pandemici del 2019 anche nel Sud, con 96.000 inviti in più rispetto al 2019 e addirittura 181.000 inviti in più rispetto al 2021, anche se si registra solo un aumento di 27.000 esami in più, con un calo dell’adesione dell’11% rispetto al 2021 (adesione grezza nel 2022: 35.9%). Invece nel Nord si assiste a circa 100.000 esami in meno nel 2022 rispetto al 2019 e al 2021, con una riduzione di 124.000 mammografie effettuate nel 2022, una riduzione del 7% nell’adesione grezza rispetto al 2021. La situazione risulta più stabile nel Centro, dove a un lieve calo degli inviti nel 2022 rispetto al 2021, si assiste a un’adesione lievemente superiore dell’anno precedente.

I tassi di richiamo superiori del 7%, quindi al di sopra degli standard di riferimento, riguardano le Regioni del Centro e del Sud-Isole, anche con una lieve tendenza all’aumento. Il tasso di identificazione dei carcinomi si attesta intorno al 5‰ al Nord ed al Centro e al 3.5‰ al Sud. Si nota una tendenza all’aumento in tutte le aree nel 2020 e nel 2021, con una tendenza all’assestamento nel 2022.

La proporzione di donne con lesioni piccole sottoposte a trattamento chirurgico conservativo al Centro è dell’88%, al Nord dell’83% mentre al Sud e Isole arriva per la prima volta all’81%, valori vicini allo standard considerato accettabile pari all’85%.

Tabella 4. Indicatori per macroaree: Nord, Centro e Sud Italia. Periodo 2019-2022.

L’andamento nella popolazione migrante

Nel 2022 è stata effettuata una survey facoltativa sulla partecipazione delle donne migranti 50-69enni allo screening della mammella. Hanno risposto tutti i programmi di screening delle regioni del Nord eccetto Veneto e Valle d’Aosta, 2 programmi di screening liguri (Chiavari e La Spezia) e 5 programmi di screening lombardi (Bergamo, Brescia, Montagna, Padana, Varese-Como). Al Centro hanno risposto tutti i programmi eccetto quelli delle Marche. Al Sud-Isole hanno riposto 5 su 7 programmi campani (mancano Avellino e Salerno), 6 su 8 programmi sardi (manca Olbia e Carbonia), i programmi delle regioni Molise, Puglia e Sicilia, mentre nessun programma di screening delle regioni Calabria, Basilicata e Abruzzo ha risposto. I risultati sono riportati in Figura 2. Complessivamente in Italia il 52% delle donne nate in Paesi a sviluppo avanzato (Psa), incluso l’Italia, partecipano allo screening della mammella a fronte di un 40% delle donne provenienti da Paesi ad alta pressione migratoria (Pfpm), che rappresentano l’8% delle donne invitate.

Questo andamento, pur manifestando un’ampia eterogeneità a livello regionale, si ripresenta simile in tutte le macroaree geografiche. Interessante rilevare che al Sud e Isole l’adesione delle donne provenienti da Psa è inferiore a quella delle donne provenienti da Pfpm che vivono al Nord e al Centro.

La minor partecipazione delle donne migranti potrebbe essere in parte influenzata anche da un maggior numero di inviti inesitati. A livello nazionale la proporzione inviti inesitati fra le donne nate in Paesi Pfpm è pari al 7,3% vs 3% fra le donne nate in Paesi Psa.

Figura 2. Adesione corretta (%) dello screening mammografico per area e per Paese di nascita. Proporzione di donne invitate provenienti da Pfpm sul totale delle donne invitate per programma. - Anno 2022.

 

Inviti nelle fasce di età 45-49 e 70-74 anni nel 2022

Nel 2022 alcune Regioni o singoli programmi hanno invitato allo screening anche le donne nelle fasce di età 45-49 (solitamente a intervallo annuale) e 70-74 (con intervallo biennale) con modalità organizzative diverse.

Per quanto riguarda la classe di età più giovane, nel 2022 sono state invitate 590.905 donne pari a circa il 26% della popolazione bersaglio. La maggior parte delle donne invitate in questa fascia di età proviene da 6 regioni: l’Emilia-Romagna invita il 98% delle donne residenti nella fascia di età, la Toscana il 65%, il Friuli Venezia Giulia il 60%, la Basilicata e la Lombardia il 45%, il Piemonte il 28%. Anche alcune aree della Campania, Liguria, Marche e Valle d’Aosta invitano le 45-49enni con un’estensione inferiore pari al 23% della popolazione bersaglio regionale. Il 62% delle donne accetta l’invito (336.919 donne). Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Lombardia registrano un’adesione nel range compreso dal 59% al 73%, mentre in Basilicata e in alcune aree della Liguria si attesta intorno al 48%-49%; in alcune aree della Campania e Marche il valore si posiziona intorno al 22%-29%.

Per quanto riguarda le ultrasettantenni è necessario premettere che vi sono modalità di invito differenti tra una regione e l’altra. Ad ogni modo, nel 2022 sono state invitate circa 360.000 donne, pari al 41% della popolazione target; 229.600 hanno risposto all’invito, con una partecipazione del 69%. Relativamente alle donne invitate in questa fascia di età, la Provincia Autonoma di Trento, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e l’Umbria hanno invitato oltre l’87% delle donne ultrasettantenni; il Veneto e la Toscana ne hanno invitato circa l’80%, mentre la Basilicata e il Friuli Venezia Giulia si sono attestati intorno al 50%. Il Piemonte ha invitato circa il 39% delle donne di questa fascia d’età. La rispondenza è elevata in tutte le regioni, in un range compreso tra il 56% in Basilicata e l’80% in Toscana.