L’epidemia di SARS-CoV-2 ha avuto impatti su molti servizi riconosciuti come essenziali, fra cui gli screening oncologici. L'Osservatorio nazionale screening ha monitorato le delibere assunte a livello regionale durante la prima fase. Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al 23 marzo 2020.
L’epidemia di SARS-CoV-2 ha avuto impatti su molti servizi riconosciuti come essenziali, fra cui gli screening oncologici. In una primissima fase, le scelte di riorganizzazione sono state legate in particolare al quadro epidemiologico locale e alle priorità delle diverse aziende, con decisioni diverse all’interno dello stesso territorio, non sempre in linea con la percezione del rischio della popolazione e degli operatori sanitari.
I decreti ministeriali che si sono succeduti fra 8 e 11 marzo (che hanno limitato la possibilità di assembramenti e contatti interpersonali e progressivamente esteso le misure restrittive a tutta l’Italia), hanno portato molte Regioni ad affrontare in maniera strutturata la riorganizzazione dei servizi e a esprimersi sull’opportunità di proseguire o meno i programmi di screening. Questo sta avvenendo comunque con un grado diverso di centralizzazione delle responsabilità e di omogeneità nell’applicazione delle decisioni.
Una breve rassegna, non esaustiva, delle delibere assunte a livello regionale in questi giorni, aiuta a mettere in evidenza le tendenze in questa fase di riorganizzazione, che potranno essere valutate solo negli effetti a lungo termine a livello interno e sistemico.
Le misure prese sono quasi sempre valide fino al 3 aprile con la possibilità di prolungarne la validità in base al quadro epidemiologico.
Gran parte delle Regioni ha stabilito la sospensione degli esami di primo livello, interrompendo le chiamate attive, e di mantenere gli approfondimenti quando non procrastinabili, spesso attraverso un triage telefonico per accertarsi delle condizioni dei cittadini e sempre con l’attenzione a evitare il sovraffollamento dei locali.
Così, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Province autonome di Trento e Bolzano, Marche, Sicilia e Veneto hanno sospeso le attività per tutti gli screening di primo livello garantendo gli approfondimenti. In Lombardia, dopo una prima fase in cui si era data alle singole ATS facoltà di concordare con le strutture erogatrici eventuali restrizioni delle attività di screening, l’attività di primo livello è stata sospesa in tutta la Regione con il decreto del 14 marzo.
Rispetto ai tumori femminili, in Puglia, alle donne già chiamate l’appuntamento viene spostato al termine dell’emergenza, mentre in Emilia-Romagna, la gestione delle chiamate già effettuate viene lasciata alle AUSL, che si regoleranno in base alla situazione locale, alle condizioni logistiche e organizzative nonché alle capacità organizzative.
Per quanto riguarda lo screening colorettale, in Piemonte, dove viene eseguito tramite sigmoidoscopia, la decisione sulla sospensione o meno del servizio viene rimandata alle singole aziende a cui si consiglia, dato il volume ridotto di esami, di continuare (mentre sono stati sospesi i primi livelli di screening cervicale e mammografico). Similmente, in Puglia, per le chiamate già effettuate deve essere assicurata la somministrazione dei kit presso le farmacie dei servizi. In Umbria, dove sono stati sospesi tutti i primi livelli, l'interruzione dello screening colorettale è legata all'interruzione temporanea del servizio di spedizione postale dei kit (in quanto spedizione massiva).
In Valle d’Aosta è stata posticipata la partenza dello screening mammografico su mezzo mobile, mentre continua lo screening cervicale, pur con una diminuzione del volume degli inviti in modo da poter assicurare la sicurezza.
Nella Regione Toscana, in cui fino a qualche giorno fa erano state interrotte o comunque rimodulate le attività di screening di primo livello erogate nei presidi ospedalieri, dal16 marzo le tre aziende USL hanno dato disposizioni in merito alla interruzione del primo livello, mantenendo il secondo livello a prescindere dalla sede di erogazione.
In Sardegna è stata disposta l'interruzione delle attività di primo livello e i follow-up, mentre le attività di secondo livello sono proseguite in modo non uniforme, garantendo le urgenze a seconda della valutazione e della disponibilità degli specialisti e della situazione epidemiologica locale. In modo simile, in Liguria si prevede la sospensione degli esami di primo livello e il completamento dei secondi livelli in attesa. La situazione attuale è diversa in base alle province, alcune, come Imperia e Chiavari, hanno già concluso gli approfondimenti diagnostici in sospeso, per quella di La Spezia si è invece interrotta in toto l'attività (per Savona e Genova, chiusi i primi livelli, proseguono i secondi fino a conclusione).
Altre Regioni hanno optato per la chiusura di più livelli di screening: sono stati sospesi primo e secondo livello in Calabria e Molise. In Campania, sono interrotti tutti i livelli dei tre screening, mentre sono garantiti solo gli interventi già programmati di chi abbia già completato l'intero percorso diagnostico previsto.
Il 23 marzo sono stati sospesi gli screening di primo livello anche nella Regione Lazio, dove in un primo momento i percorsi erano rimasti attivi.
Leggi anche i commenti di Marco Zappa, direttore dell’Osservatorio nazionale screening, e dell’epidemiologa Silvia Deandrea che hanno inquadrato i criteri in base a cui valutare le condizioni di tenuta dei programmi di screening in un contesto emergenziale, e l'articolo di Repubblica Salute Seno "Coronavirus, stop agli inviti per lo screening oncologico in molte Regioni".
Di Redazione
17 marzo 2020
Aggiornato il 19 marzo 2020
Aggiornato il 23 marzo 2020