Nella sua rubrica del 24 settembre Paolo Cornaglia Ferraris su Repubblica Salute, commenta i tagli alla sanità, indicando tra le attività da sopprimere anche gli screening inutili. L’autore, purtroppo, ha inserito tra questi anche il mammografico: «È scientificamente dimostrata l'inutilità dannosa della mammografia preventiva –scrive- Le regioni smettano di farla subito e riciclino il numeroso personale amministrativo e medico adibito allo scopo». La controversia sui rischi e i benefici dello screening mammografico si conduce ormai solo a livello mediatico ed è povera di fondamenti scientifici.
Il valore dello screening mammografico, una grande conquista che ha ottenuto alle donne la possibilità di proteggersi contro una patologia che in Italia rappresenta la prima causa di morte femminile nella fascia di età tra i 45 ed i 59 anni, è stato ribadito anche recentemente, proprio a seguito di un confronto scientifico internazionale. Il nostro sito ne ha dato un ampio resoconto.
I programmi organizzati di screening mammografico italiano non solo hanno dimostrato di essere interventi efficaci di sanità pubblica, sottoposti a rigorosi controlli di qualità ma anche di incidere sulle diseguaglianze nella salute, riducendo quel divario nell'accesso alla mammografia che esiste, al di fuori di un contesto organizzato, tra le donne più abbienti e con alto livello di istruzione e quelle appartenenti a gruppi sociali più fragili.
Inoltre il sistema di monitoraggio continuo dei programmi organizzati permette anno dopo anno di rendere conto del numero dei test fatti e degli esiti di questa attività. È la valutazione di esito probabilmente più approfondita che esiste nel nostro Paese.
Osservatorio nazionale screening e Gisma hanno quindi ritenuto doveroso inviare all’autore e a Repubblica, una smentita e una precisazione. Ecco il testo:
«Ognuno può avere le opinioni che crede ma se ci si richiama a prove scientifiche bisognerebbe basarsi su una corretta valutazione degli studi disponibili. Lo screening mammografico è stato molto studiato e valutato da molte agenzie internazionali e le conclusioni sono opposte a quelle riportate dall’autore.
Ricordiamo soltanto che recentemente un Panel indipendente (presieduto da una personalità di chiara fama: il professor Marmott) convocato dal ministro della Sanità inglese (Independent UK Panel on Breast Cancer Screening), dopo aver preso in esame i risultati di tutti gli studi (trial randomizzati) condotti in questi anni sulla valutazione dell'efficacia dello screening mammografico, ha concluso che lo screening mammografico riduce la mortalità per tumore della mammella del 20% e che i programmi di screening in Gran Bretagna devono continuare.
I programmi organizzati di screening mammografico italiano hanno dimostrato non solo di essere interventi efficaci ma anche di incidere sulle diseguaglianze nella salute. Sono inoltre sottoposti a un continuo monitoraggio della qualità. È la valutazione di esito probabilmente più approfondita che esista nel nostro Paese.
Le Regioni italiane organizzando i programmi di screening mammografico (anche in ossequio al fatto che tali programmi sono riconosciuti dal 2001 come Livelli Essenziali di Assistenza - LEA) si assumono un carico e una responsabilità. Altrettanta responsabilità nei confronti della libera scelta delle donne si assume chi, sulla base di convinzioni personali non supportate da fatti condivisi, afferma che tali programmi sono scientificamente inutili e dannosi».
Marco Zappa, direttore Osservatorio nazionale screening
Livia Giordano, Gisma
Leggi anche:
- il documento della Commissione europea "Report of a European survey on the organisation of breast cancer care services", pubblicato a settembre 2014 dalla Public Health Policy Support Unit.