Obiettivi. Costruire un “bilancio tra rischi e benefici” dei risultati dei programmi di screening mammografici, per fornire informazioni a responsabili politici, addetti ai lavori e donne invitate allo screening.
Metodi. Negli studi esaminati, è stata confrontata la riduzione della mortalità per tumore al seno, il principale beneficio di un programma di screening, con i due rischi principali dello screening mammografico, la sovradiagnosi e i risultati falsi positivi (Fprs, false positive screening results).
Risultati. Le stime sulla riduzione della mortalità per cancro al seno tra le donne invitate a un programma di screening mammografico sono del 25% negli studi di mortalità e del 31% negli studi caso controllo. I risultati sulle stime di sovradiagnosi variano tra l’1% e il 10% dell’incidenza attesa in assenza di screening. Per le donne sottoposte a 10 test di screening biennali, la stima totale di falsi positivi a cui ha fatto seguito un follow-up di tipo non invasivo è del 17%, mentre i falsi positivi che hanno richiesto indagini invasive sono il 3%. La stima combinata sulle sovradiagnosi nelle donne che hanno partecipato al programma di screening che emerge dagli studi europei corretti per tempo di esecuzione e l’underlying trend era del 6,5%. Ogni 1000 donne sottoposte a screening biennale nella fascia di età 50-69 e controllate sino ai 79 anni, si stima che siano state salvate tra le 7 e le 9 vite, che ci siano stati 4 casi di sovradiagnosi, 170 casi di verifiche più approfondite di tipo non invasivo e 30 casi di verifiche più approfondite di tipo invasivo prima di un risultato negativo.
Conclusioni. La possibilità di salvare la vita di una donna attraverso programmi di screening mammografico di qualità adeguata, è maggiore del rischio di sovradiagnosi. Il programma di screening europeo raggiunge un beneficio sulla mortalità almeno pari a quello degli studi randomizzati. Questi risultati devono essere comunicati alle donne invitate a partecipare al programma.