Cinzia Campari - Azienda Usl di Reggio-Emilia
Anna Iossa – Istituto per la prevenzione oncologica
27 giugno 2014 - È on line, sul sito Gisci, il documento “Survey Gisci sulle migranti nei programmi di screening cervicale” (pdf 590 kb). Questo testo nasce dall’osservazione, maturata nella rilevazione Passi e in altri studi, che esistono differenze in termini di adesione tra le donne italiane e le donne migranti. Da alcune rilevazioni locali dei programmi di screening emergeva inoltre come le donne migranti avessero un maggiore rischio di patologia. Nella Survey sullo screening cervicale riferito alle donne migranti presentiamo i dati raccolti da quasi un terzo dei programmi di screening italiani. L’indagine ha previsto la raccolta e l'analisi dei risultati per la costruzione di una serie di indicatori di processo e d'impatto dei programmi di screening In questa fascia fragile della popolazione. I dati relativi dall'adesione al primo e al secondo livello dello screening, al valore predittivo positivo del test (Pap test o test Hpv) e al numero di lesioni trovate nelle donne nate all'estero, sono stati confrontati con i risultati dello screening delle donne nate in Italia. La consapevolezza delle differenze esistenti fra le donne nate nei Paesi a forte pressione migratoria e quelle nate nei Paesi a bassa pressione migratoria ci ha spinto a fare una valutazione separata dei risultati.
Perché approcci differenti?
L’approccio metodologico ha visto l’utilizzo di variabili classificatorie differenti (Paese di nascita e cittadinanza, Paesi a sviluppo avanzato e Paesi a forte pressioni migratorie), sia per verificare se l’utilizzo di una classificazione piuttosto che un’altra potesse condurre a risultati differenti, sia per tenere conto dei programmi che hanno utilizzato il test Hpv come test di primo livello.
Le diverse analisi portano a risultati sostanzialmente sovrapponibili: le donne migranti aderiscono in percentuale minore rispetto alle italiane e hanno un maggiore rischio di patologia. Nel caso dello screening cervicale assume grande importanza la storia di screening della donna (in molti Paesi non esiste una proposta di screening sistematica e gratuita), il Paese di provenienza a bassa/alta prevalenza di lesioni e infezioni da Hpv e l’approccio culturale alla prevenzione e alla malattia.
Nella loro storia di migrazione, spesso le migranti si trovano nell’impossibilità di dare continuità all’accesso ai servizi sanitari, che utilizzano solo in un’ottica di cura e non di prevenzione. Questo potrebbe, per esempio, spiegare come l’adesione allo screening cervicale sia maggiore nelle donne migranti al di sotto dei 45 anni, che probabilmente utilizzano il consultorio per problematiche legate alla fertilità.
Questa survey é stata possibile grazie al contributo dato dagli operatori dei programmi di screening italiani che hanno inviato i dati e ci hanno consentito di sviluppare uno strumento di rilevazione che ha coniugato criteri di fattibilità (possibilità di estrazione dei dati per paese di nascita o per cittadinanza), con le esigenze di qualità delle informazioni.